Diventare personal trainer

Diventare personal trainer è traguardo ambito da tanti appassionati di fitness che vogliono fare della propria passione anche una professione ma anche da molti improvvisati che nulla hanno a che fare col mondo delle attività motorie e che intravedono, in tale attività, una prospettiva economica dato che la legge non vieta di esercitare tale professione pur senza alcun titolo e competenza a riguardo!

E, quindi, tutto ciò che la legge non vieta è lecito!

Ecco che i centri fitness, palestre e attività all’aperto corredano l’ampio spettro della ormai già moltitudine di operatori professionisti nell’area delle attività motorie anche di quelle “pseudo” (in quanto ufficiose ma non ufficiali) figure che in modo del tutto arbitrario, autonomo quanto disonesto si auto proclamano personal trainer o preparatori atletici!

Ma tralasciando questo concetto che rappresenta sicuramente contenuto interessante per altro articolo ad esso interamente dedicato, analizziamo passo per passo come diventare personal trainer.

Diventare personal trainer (o allenatore personale) non è prerogativa e matematica conseguenza della frequenza di un corso di studi sia esso accademico-universitario o federativo legato a chissà quale tra la moltitudine delle associazioni e federazioni che al momento operano sul campo nazionale ed internazionale atte al rilascio di attestati per tal professione.

Se così fosse non si capirebbe come i tanti aspiranti a tale professione, sia laureati in scienze motorie e specializzati nei vari indirizzi della stessa facoltà nonché i frequentatori dei corsi federali all’uopo banditi, esercitano professioni totalmente avulse dal contesto fitnessiano o risultino totalmente disoccupati.

Ricevo numerose richieste da parte di web naviganti e non su come diventare personal trainer.

La domanda è già implicita di vizi di contenuto e, potenzialmente, anche di vizi formativi.

Chiedere la via giusta è lecito e corretto, ma come in tutte le professioni si eccelle quando nelle stesse ci si impegna anima e corpo al di là dell’aspetto formativo-nozionistico ed accademico-curricolare – del quale, tuttavia, si deve necessariamente disporre.

Solo la passione ed il credere in ciò che si fa consente di scremare la vasta teoria appresa ai fini specialistici e, quindi, dettare la via agli aspetti tecnico-pratici che risultano strettamente utili all’esercizio della professione ed al successo nella stessa; e ciò significa soddisfare le richieste del cliente!

Parlare di “personal trainer” indica una categoria professionale ben precisa ma gli orizzonti applicativi e lavorativi dell’allenatore personale non sono così univoci; infatti, le specialità in cui il professionista può cimentarsi sono le più disparate.

Qui di seguito in modo esemplificativo e non esaustivo i diversi campi di specializzazione:

1)   Miglioramento della composizione corporea.

2)   Fitness cardiovascolare.

3)   Recupero funzionale.

4)   Preparatore per i giochi/sport di squadra e/o individuali.

Pertanto, lo scremare la teoria utile alla propria specialità significa innanzitutto individuare il proprio campo applicativo e specializzazione di pertinenza.

Non vi è nessuno che possa ricoprire tutte le specialità in modo appropriato. Ognuna di esse necessita anni di esperienze e feedback provenienti dalla stessa pratica pluriennale, nonostante si possano vantare certificati cartacei sulle stesse e diverse specializzazioni conseguite.

Per poter essere effettive, le conoscenze devono derivare dalla pratica applicata “quotidiana” e non dallo studio di qualche mese!

Solo ciò che si reitera ogni giorno diventa bagaglio assodato del proprio patrimonio conoscitivo specifico-specialistico nella materia e campo professionale di riferimento.

La non comprensione di tal concetto porta al fallimento professionale di colui che vorrebbe intraprendere tale strada ancor prima di averla intrapresa.

Se non vi è applicazione costante, e prima di tutto su sé stessi, sarà impossibile applicarla sugli altri.

Ed il far ottenere risultati in tal senso rappresenta una “chimera” professionale!

ESEMPI

1) Come è possibile soddisfare le richieste d’utenza relative alla crescita muscolare se lo specialista (personal trainer) non ha mai provato a metter in atto, prima di tutto su sé stesso, programmi sull’ipertrofia e tanto meno riuscito a conseguire tal tipologia di risultati?

Non solo non sarà capace per tal fine, ma ancora e prima di tutto non sarà credibile agli occhi del potenziale cliente che necessita conseguire tal tipo di obiettivi.

Non confiderete mai in programmi di crescita muscolare elaborati da quegli operatori la cui fisicità , a colpo d’occhio, è ben lungi dallo suggerirvi un corpo plastico ed allenato!

2) Come è possibile vantare tra le proprie maestrie la capacità di redigere programmi per la tonificazione muscolare se lo stesso concetto (tonificare) non è spendibile per la tipologia dei risultati che con tale espressione normalmente vengono richiesti da parte del neofita e/o dell’utente medio?

Il termine tonificare è già viziato a livello contenutistico relativamente alla difformità concettuale tra il suo significato originario e quello che invece viene inteso quando lo si utilizza in ambito fitnessiano.

Tonificare vuol dire aumentare il tono di base di un muscolo. Il tono altro non è che l’attività muscolare costante e riflessa di un muscolo al fine ultimo di poter mantenere la propria postura contrastando la forza di gravità!

Si capisce bene che se tale concetto risulta chiaro nel suo significato originario, la richiesta di “tonificare” presume la necessità di poter migliorare problemi neuro-motori assodati clinicamente.

E se questo fosse il caso si sarebbe ben lungi dal soddisfare un obiettivo di natura fitnessiana laddove vi sono, invece, forti complicanze patologiche!

Invece, il significato che normalmente si associa alla parola “tonificare” – e per il quale viene fatto ampio utilizzo quotidiano ed in modo erroneo – è poter migliorare lo stato trofico della propria muscolatura laddove, invece, tal concetto per essere speso in modo appropriato dovrebbe essere riferito come “aumentare la massa muscolare” e non, quindi, tonificare.

Spendere il termine “tonificare” secondo tale utilizzo riesce ad ammorbidire di più il concetto reale che con lo stesso si vuole esprimere: “aumentare la massa muscolare”. Quest’ultimo, invece, è – a torto – associato a processi di mascolinizzazione o semplicemente non è di moda e per tal motivo non gode di un utilizzo estensivo laddove, a ragione, dovrebbe e di tutto diritto.

Pertanto, come si possono soddisfare tangibili risultati di natura morfologica con l’utilizzo di terminologie che non le prevedono?

Cioè, come si può soddisfare il risultato di tonificazione (in chi con esso intende fondamentalmente in modo inconscio un lieve miglioramento quantitativo della propria muscolatura) attraverso un incremento della massa muscolare se il soggetto che ne ha fatto richiesta non intendeva incrementarla – poiché con l’utilizzo di tale termine non sa di intenderla?!

Ancora, da un punto di vista quantitativo e del riscontro oggettivo come si può soddisfare il concetto di tonificazione (secondo gli usi del mondo fitnessiano che con lo stesso ed in modo ignaro sottende ad un incremento della massa muscolare) se non vi è un aumento fattivo della massa muscolare stessa?

Vi sono forti contrasti e discrepanze tra l’utilizzo erroneo del termine ed i risultati che con esso si intendono conseguire.

Quindi, l’operatore specialista che espone tra le sue compenteze anche l’elaborazione di programmi di bonificazione…si è già qualificato!

Più o meno allo stesso modo del pseudo professionista che ancora suddivide gli esercizi per l’allenamento degli addominali tra esercizi per gli addominali alti e bassi!

3) Ancora, come si possono soddisfare le richieste di dimagrimento della clientela se non si è provato in prima persona alcun protocollo mirato a tal fine?

Da non confondere l’aspetto estetico di “magro” con la capacità di saperlo e poterlo diventare. Il personal trainer può anche risultare agli occhi di terzi una persona magra, ma questo non vuol dire che egli sappia come fare (potrebbe essere dotato geneticamente oppure non essere veramente magro ma apparire come tale in una prospettiva comparativa da parte del cliente non in forma che ad egli si riferisce in quanto ispirato da una condizione fisica che è solamente migliore rispetto alla propria; l’essere più magro o meno grasso rispetto ad un altro non necessariamente equivale ad essere in forma e/o sapere come arrivarci).

Per quanto si possa avere studiato (ed è essenziale farlo) il non aver applicato prima su sé stessi la bontà delle proprie capacità specialistiche ed il non aver conseguito dei risultati relativi non rende il personal trainer padrone e capace nel suo relativo campo di intervento. E come tale la sua professionalità e professione risultano minacciate dalla concorrenza quando questa è invece padrona di tali aspetti formativi e professionalizzanti.

A non averlo capito, invece, è la stragrande maggioranza di coloro che si improvvisano professionisti in tal senso, risultando credibili sulla base di un sito fatto bene e di un’immagine accattivante, prodigandosi specialisti su tanti fronti. Ma se poi si va a scavare fino in fondo si vedrà che gli stessi presentano un comune denominatore:

1)   Mancanza di studi accademico universitari e specialistici.

2)   Frequenza di tanti corsi federali ma non universitari.

3)   Assenza di testimonianze relative ai risultati riportati in prima persona in merito alle capacità che si ritiene di padroneggiare.

4)   Testimonianze di terzi relative alla capacità del trainer ma che invece di concretizzarsi in modo inconfutabile ed oggettivo si palesano con testimonianze verbali (esempio: grazie a “X” ho perso 20 kg – ma senza nessuna evidenza oggettiva che tali risultati siano stati resi possibili con l’intervento del personal trainer in oggetto) oppure foto riprese in diverse posizioni che tendono a non prestarsi ad una comparazione realmente oggettiva (esempio: la foto del “prima” scattata in una ripresa frontale e quella del “dopo” in una posizione laterale che si presta ad offrire meno ingombro da parte della superficie corporea del soggetto fotografato).

5)    Esercizio di altre professioni parallele perché quella in oggetto (personal trainer) non è sufficiente per poter vivere dignitosamente.

(E’ tuttavia da sottolineare che vi sono operatori nel settore altrettanto competenti pur non avendo compiuto studi universitari, ma certamente non manca loro l’esperienza su campo; trattasi di eccezioni che confermano la regola).

Si potrebbe andare avanti discorrendo ancora e per molto rispetto a come discernere un personal trainer non specialista e,quindi, competente da uno che, invece, lo è sul serio.

Ma la soluzione per discernerlo e, quindi, per diventarlo con successo è quanto descritto all’inizio: applicarsi con passione, dedizione verso quegli indirizzi specialistici che consentono un trasferimento degli aspetti pratici prima su sé stessi insieme ai relativi proficui risultati.

Il successo verso terzi (clienti) è solo conseguenza delle capacità che si matureranno con tale pratica e la credibilità che le stesse saranno in grado di infondere verso gli stessi.

Grazie a tal modo di fare la potenziale clientela diventerà effettiva perché vedrà nell’operatore dotato di tal caratteristiche colui che sa quel che fa in seno ad un preciso ramo specialistico per il quale nutre gli stessi interessi nella tipologia di risultati ambiti.

Nel mio sito è possibile prender visione di numerosi casi di trasformazione corporea.

Questi sono stati possibili grazie alla credibilità che ho maturato nel tempo coi miei lavori e risultati; questi sono derivati dalla competenza specialistica settoriale maturata negli anni tra studio e pratica.

Ma la specializzazione verso tale frangente dell’applicazione dell’esercizio fisico non è sorta a caso ma da una primordiale passione ed interesse verso il bodybuilding coltivati fin dal mio primissimo ingresso in sala pesi.

Più precisamente, volevo capire quale vie percorrere per poter arrivare a performare al meglio da un punto di vista fisico-estetico e quindi nel migliorare la composizione corporea.

Se questo passaggio e innamoramento verso la disciplina non vi fosse stato i casi di trasformazione corporea in questo sito pubblicati non sarebbero stati possibili!

Per scendere negli aspetti pratici di come la passione e la reiterata applicazione di tale disciplina a livelli agonistici ma anche la confutazione dei concetti che la permeano a livello universitario possa essere la discriminante nel tramutarla in professione riporto solo alcuni spunti che possono palesarne meglio il concetto che li vincola e li rende possibili (passione-applicazione ® professione).

In alcuni momenti della preparazione agonistica, quando trattasi di conquistare il picco di forma esaltando la definizione muscolare, il non sapere gestire la selezione delle fonti alimentari ed i precisi rapporti tra i nutrienti (proteine, carboidrati e grassi) nonché le loro varie forme (carboidrati alcalini vs carboidrati acidi; carboidrati con elevato contenuto di amilosio vs carboidrati con alto contenuto di amilopectina, etc), avrebbe significato indurre il proprio corpo verso uno stallo metabolico nonché accusare sensazioni di fame precoci e profuse che avrebbero impedito il proseguire della preparazione verso l’obiettivo in questione.

Dunque, le competenze/esperienze maturate in tal senso mi hanno consentito di poterle riprodurre adattandole alle singole casistiche in modo che anche il NON ATLETA o il NON AGONISTA potesse raggiungere risultati estremamente qualitativi senza alterare i propri ritmi e rapporti sociali a scapito degli stessi.

In assenza della particolare esperienza maturata, sicuramente le convenzionali strategie dimagranti non avrebbero funzionato ma ancora prima di scoprirlo il programma sarebbe stato abbandonato per le insopportabili sensazioni di fame che ne sarebbero derivate a seguito della antiquata e obsoleta tecnica del taglio calorico (riduzione dell’apporto calorico quotidiano) per favorire il processo di dimagrimento!

E da un punto di vista dell’allenamento come avrei potuto rendere possibili importanti adattamenti nella zona gluteo-femorale (glutei alti in quanto ipertrofici) nelle donne se l’esperienza non mi avesse dotato del bagaglio pratico per il quale è necessario, per tal scopo,  sottoporsi ad importanti stimolazioni eccentriche in fase di flessione dell’anca (e.g.: squat, affondi) seguendo, invece, ciò che i manuali per personal trainer o le riviste danno per panacea alla soluzione di problemi di tale area nelle donne?

Si potrebbe continuare con tanti altri esempi chiarificatori del legame indissolubile tra passione e pratica quale elemento trigger per scendere, scavare e far propri i dettagli di qualsiasi competenza specialistica grazie ai quali è altresì possibile padroneggiare l’esercizio, ed in tutto rispetto, di una determinata professione.

Diventare personal trainer è dunque prerogativa della seguente formula: passione, studi accademici, pratica reiterata su campo.

 

Del dott. Francesco Casillo