Composizione corporea

La composizione corporea, come si leggerà di seguito, è la chiave di lettura per gli stati assoluti ma anche dinamici di quadri fisiologici e fisiopatologici.

Nel mio primo sito web ho spiegato attraverso una sezione dedicata cosa si intende per composizione corporea, le sue componenti costitutive e, quindi, la sua importanza quale parametro discriminativo della qualità della massa corporea dell’individuo laddove, invece, il peso corporeo – data la natura eterogenea – da un punto di vista statico non è diretta espressione dei valori quantitativi dei compartimenti che lo determinano e ne da un punto di vista dinamico è in grado di essere predittivo di quali adattamenti qualitativi sono occorsi in seno alle sue variazioni, appunto, quantitative;

Ad esempio difronte ad una variazione positiva (aumento) del peso corporeo rilevata con l’uso della sola bilancia, la natura di tale variazione (cioè se trattasi di massa magra o massa grassa) non è determinabile.

Ed è a partire da scorrette diagnosi della composizione corporea (sorte sulla base del significato che si attribuisce ai valori assoluti del peso corporeo in riferimento al “sentito dire” su quanto si dovrebbe pesare ed alle sue variazioni) che vengono influenzati – senza cognizione di causa – i modelli comportamentali del singolo ed altresì le possibili elaborazioni programmatiche.

Ad esempio: difronte ad un incremento di peso corporeo di un chilogrammo si fa di tutto – peripezie alimentari (digiuno) ed allenamento (ore di allenamento e frequenza multipla di discipline sportive o pseudo-sportive) – per poterlo perdere come se questo fosse la conseguenza sicura di un incremento indesiderato di adipe. O al contrario, cioè come se perderlo fosse la matematica conseguenza di un decremento adiposo e non di altri substrati, quali ad esempio: acqua, proteine strutturali, massa magra in generale!

La conoscenza e la corretta analisi della composizione corporea deve quindi essere la premessa conditio sine qua non verso qualsiasi tipologia d’intervento biomeccanico, nutrizionale-supplementare da apportare al proprio stile di vita.

Senza tale presupposto, come detto, qualsiasi approccio programmatico si adotti sarà avulso da qualsiasi riferimento ad una condizione metabolica realmente esistente e la qualità di qualsiasi variazione quantitativa del peso corporeo potrà essere solamente oggetto di interpretazioni soggettive, speculazioni, e mai di misurazioni oggettive! Lo stesso dicasi per la valutazione dell’efficacia di un programma adottato senza sapere quali influenze e conseguenze “quantitative” ha avuto sulle componenti “qualitative” del peso corporeo!

Esempio: a seguito della perdita di qualche kg di peso corporeo, senza conoscere la natura del decremento stesso, su quale base si valuta la validità della programmazione intrapresa?! Lo stesso dicasi in caso di incremento del peso corporeo.

Le cose si complicano un poco di più quando si entra nel dettaglio dei sotto compartimenti di cui è composta la massa magra e del significato fisiopatologico derivante da valori fuori intervallo degli stessi rispetto a quelli accertati essere riconosciuti come gold standard e, quindi, fisiologici.

Infatti, l’alterazione di tali sotto compartimenti della massa magra è responsabile di sintomatologie vaghe ed aspecifiche che in letteratura sono più conosciuti con la loro singla-acronimo “MUS” (cioè Medically Unexplained Symptoms).

In generale variazioni negative della composizione corporea ed in particolare la perdita dei valori assoluti (kg) di proteine strutturali, massa muscolare scheletrica e della massa magra delle estremità appendicolari (arti superiori ed inferiori) sono correlate all’occorrere dei MUS3.

Questi possono essere i più vari ed interessare le diverse aree del corpo: nervosa (ansia, apatia, irrequietezza, etc.), cardiovascolare (aritmie, tachicardia, etc), intestinale (diarrea, nausea e/o gonfiore dopo i pasti, alvo alterno, colon irritabile), muscolare (crampi, debolezza muscolare, etc.).

Trattasi di sintomatologie non riconducibili ad un disturbo e/o ad una patologia organica conclamata.

In essenza ed in realtà solo il 10-15% dei MUS sono riconducibili a patologie conclamate.5

I MUS (qualora non derivino da patologie conclamate e diagnosticate) collocano l’individuo che ne è affetto ad una via di mezzo tra la salute e la malattia: infatti il soggetto in seguito ad indagini strumentali di laboratorio e specialistiche non riscontra alcuna patologia conclamata ma non può nemmeno considerarsi al top di forma e conducente uno stile di vita qualitativo per via di tali manifestazioni sintomatiche.

Come detto l’esplosione dei MUS dipende da variazioni negative assolute delle proteine strutturali, massa muscolare scheletrica e massa magra degli arti superiori ed inferiori nonché a tutte quelle altre condizioni negative di composizione corporea che sono allo stesso tempo causa ed effetto di tali variazioni negative, ad esempio: valori bassi nell’angolo di fase, bassi livelli di potassio totale, acqua extracellulare oltre il 43% dell’acqua corporea totale, perdita della fisiologica ritmicità circadiana della secrezione pulsatile del cortisolo, incremento dei valori di potassio extracellulare, etc.3

La massa muscolare contiene ed è costituita da: proteine strutturali, acqua, glicogeno, minerali, lipidi essenziali. Tutte variabili qualitativo-quantitative dipendenti dalla massa muscolare.

Quindi, il catabolismo della massa muscolare porta ad una loro perdita, che può in toto essere annoverata come perdita di massa magra .

Invece, i processi anabolici sulla massa muscolare portano ad una loro positiva espressione quantitativa, quindi ad un aumento assoluto dei valori di massa magra. E l’aumento della massa muscolare migliora la stabilità dei potenziali d’azione e quindi anche l’attenuazione dei MUS1.

In pratica all’aumentare della massa muscolare ne beneficia la percezione di uno stile di vita qualitativo.

La perdita di valori assoluti di acqua totale (litri) determina una minor capacità di termoregolare, di digerire i cibi (l’acqua è il mezzo nel quale avvengono le reazioni chimico-enzimatiche, come la digestione per esempio);

La perdita di magnesio determina intolleranze etc. dato che il magnesio è cofattore in oltre 300 reazioni enzimatiche.

La perdita di glicogeno rappresenta meno energia a disposizione (anche per il sistema immunitario) e non sorprende che individui con bassi livelli assoluti di massa muscolare siano anche facilmente affaticabili – visto che una perdita di massa muscolare vuol dire anche perdita di valori assoluti di glicogeno.

Da cosa dipende la perdita di massa muscolare?

Dallo stress ossidativo cronico rappresentato dai radicali liberi.

Lo stress ossidativo è indotto da diverse forme di stress “cronico”e non solo:

  1. Stress sociale
  2. Psico-fisico
  3. Sedentarietà
  4. Terapia cronica con polifarmaco
  5. Infiammazione cronica
  6. Eccessiva introduzione energetica da zuccheri e lipidi1,4.

Tali stressors quando si presentano su base cronica determinato la strutturazione di stati di infiammazione cronica sistemica.

La capacità antiinfiammatoria del corpo è funzione dell’azione sinergica dell’asse Ipotalamo-Ipofisi-Surrene (asse HPA) e del sistema nervoso autonomo ipotalamico(HANS)2.

L’infiammazione acuta determina l’attivazione dell’asse HPA con la conseguente secrezione di cortisolo, il quale risulta antiinfiammatorio solo a valori fisiologicamente elevati nonché l’attivazione dell’ HANS da cui deriva anche la produzione di noradrenalina, anch’essa antiinfiammatoria solamente per valori endogeni fisiologicamente elevati2.

Se l’infiammazione non rimane acuta e quindi dura per diverse settimane forgiandosi dell’accezione “cronica” determina scompensi a livello di tali 2 sistemi:

  1. Desensibilizza l’asse HPA con la conseguenza di una diminuita secrezione di CRH, ACTH e Cortisolo2.
  2. determina alterazioni in seno alle fibre nervose HANS compromettendo il rilascio appropriato dei neurotrasmettitori antiinfiammatori2.

L’ACTH oltre ad essere responsabile della secrezione del cortisolo lo è anche per quella del DHEA.

Il DHEA svolge anch’esso azione antiinfiammatoria. Quindi, condizioni di infiammazione cronica oltre a deprimere la funzionalità degli assi HPA e HANS compromettendo, dunque, anche la loro azione antiinfiammatoria sono di riflesso anche inibitorie verso l’azione antiinfiammatoria del DHEA2.

Inoltre, l’infiammazione è inibitoria anche nei confronti degli ormoni sessuali maschili: il testosterone.

Anch’esso svolge azione antiinfiammatoria2.

Le patologie infiammatorie croniche come l’artrite reumatoide, il morbo di Crohn, la sindrome di Sjögren, la SLE ed altre sembrano essere caratterizzate da valori serici di cortisolo inappropriatamente bassi rispetto alla potenza dello stato infiammatorio patologia-specifico2.

Quindi, condizioni di infiammazione cronica alterano la fisiologia dell’asse HPA che oltre a far diminuire i valori di CRH, ACTH e Cortisolo come summenzionato, altresì rallenta il ritorno dei valori di ACTH e Cortisolo ai livelli basali rendendo così la risposta dell’asse HPA – ad ulteriori stressors – attenuata ed allungata: IPOREATTIVITA’ dell’asse HPA.

La lentezza del ritorno dei livelli di ACTH e Cortisolo ai livelli basali determina lentezza del ripristino dell’asse ormonale (iporeattività dell’asse) che è a sua volta responsabile dell’appiattimento del ritmo circadiano (evidenziabile da precisi valori di angolo di fase).

L’angolo di fase misurato dall’impedenza bioelettrica scorge variazioni nelle proprietà elettriche dei tessuti ed è stato dimostrato essere un indicatore prognostico in varie condizioni croniche (HIV, cirrosi epatica, patologie polmonari cronico ostruttive, cancro ai polmoni) ed in pazienti in dialisi6.

Grazie ad attrezzature diagnostiche tecnologicamente all’avanguardia come (BIA-ACC) in grado di misurare le macro componenti del peso corporeo (massa magra e grassa) ed altresì di discriminare qualitativamente e quantitativamente le sotto componenti della massa magra nonché il livello di conduzione dei tessuti, è possibile distinguere soggetti con stress ed infiammazione cronica da soggetti in piena salute magri o sovrappeso.

Questo è possibile grazie alla validazione statistica delle significative correlazioni tra i parametri che essa è in grado di misurare ed i marker infiammatori ed i livelli mattutini e serali di cortisolo3ad esempio: soggetti con infiammazione cronica sistemica e riportanti MUS.

Detto questo e ritornando al discorso iniziale e quindi al concetto di composizione corporea, si comprende come la sua articolata discriminazione qualitativa e quantitativa sia intrisa di significati metabolici per il loro correlarsi a mediatori della flogosi (Proteina C Reattiva) ed immuno-modulatori  (Cortisolo).3

Tali significati forgiano la complessità delle chiavi di lettura “metabolica” dei parametri strutturali rilevati in sede di diagnosi differenziale della composizione corporea ed altresì rendono obsoleti, sterili e profani nonché non professionali tutti i tentativi di valutazione, misurazione della propria forma fisica e/o dell’efficacia dei programmi intrapresi attraverso attrezzature che limitano le indagini alle sole “massa magra” e “massa grassa” o peggio ancora all’old style peso corporeo.

Quindi, diagnosi differenziale della composizione corporea anche (e non solo) quale strumento di lettura della presenza o meno di stati infiammatori, alterazioni dell’asse HPA e di conseguenza come strumento per monitorare l’efficacia degli interventi strategico-nutrizionali, biomeccanici, di supplementazione naturale e di gestione degli stressors per favorire il loro riassestamento entro range fisiologici.

Referenze

  1. M US, Stress, Infiammazione cronica, diagnostica differenziale e Nutrizione Clinica. Seminario Nazionale. VENEZIA – Sabato 9 giugno 2012. Dario Boschiero
  2. Straub RH, Cutolo M.Involvement of the hypothalamic–pituitary–adrenal/gonadal axis and the peripheral nervous system in rheumatoid arthritis: viewpoint based on a systemic pathogenetic role. Arthritis Reum. 2001 Mar;44(3):493-507.
  3. Charikleia Stefanaki, Dario Boschiero and George P. Chrousos, MD . Stress, Inflammatory and Metabolic Biomarkers Correlate with Bio-impedance Measurements Obtained with a Novel, Advanced Bio-impedance Analyser (BIA-ACC): A Cross-sectional Study in Healthy and Diseased Caucasians. Endocr Rev, Vol. 34
  4. Role of Oxidative Stress in Skeletal Muscle Weakness
  5. Michael B. Reid, PhD, University of Kentucky Medical Center, Lexington, KY
  6. Medically unexplained symptoms in primary care. Katon, Wayne J.; Walker, Edward A. Journal of Clinical Psychiatry, Vol 59(Suppl 20), 1998, 15-21.
  7. Bioelectrical impedance phase angle in clinical practice: implications for prognosis in advanced colorectal cancer. Am J Clin Nutr December 2004 vol. 80 no. 6 1634-1638